Villa Tavernago da vivere e da bere

Tutte le giornate dovrebbero iniziare così: sole, compagnia cosmopolita,  chiacchiere fluenti e una direzione che porta il nome di Tenuta Villa Tavernago.

Ci troviamo a Pianello Val Tidone, in provincia di Piacenza, in quella porzione di Emilia Romagna per me ancora inesplorata, ma che spero nota ai più perché di una bellezza inaspettata: colline che non cercheresti, verde che non immagineresti e azzurro che non ricordi (grazie Milano!)…

In un paio di ore arriviamo così alle porte di una villa borromea splendida, oggi adibita a eventi e matrimoni, che con le sue stanze affrescate e ancora finemente arredate, riesce a rapirci e a coglierci sorpresi con tanta bellezza ottocentesca.

Riusciamo a fare giusto un rapido giro della villa e del parco circostanze godendo di un sole marzolino caldo e avvolgente che apre la fame e fa venir sete. Così, prima di passare al motivo del nostro viaggio (la degustazione dei vini Villa Tavernago), io (mezza polacca), Zoran (sommelier macedone) ed Estera (imprenditrice lituana del vino) -sembra una barzelletta ma non lo è!- scortati da Luca Papini, portavoce della Tenuta Tavernago, riusciamo anche a vedere quella parte della Tenuta adibita all’accoglienza, con poco più di una decina di stanze e suites ideali per chi desidera staccare dagli schiamazzi metropolitani (noi, purtroppo, non avremo tempo di poggiare neppure mezza guancia su quei sofficissimi cuscini!).

Dal momento in cui metteremo piede in cantina, il resto sarà solo un lieto, nebuloso e gustoso ricordo!

La degustazione dei vini, infatti, è iniziata nella villa adiacente le cantine, e il numero di bottiglie proposte è stato di 1o… quindi, per quanto si sia potuto “assaggiare”, la bontà era così tanta che dire di no al secondo sorso era praticamente impossibile, e, seppur supportati da lardo, coppa e prosciutto, alla fine della degustazione le gambe un po’ tremavano…

Come non citare il loro cavallo di battaglia, il Sauvignon Blanc Casa Giulia che nel 2016 ha vinto la medaglia d’oro al concorso mondiale di Bruxelles. Quello che però ha colpito la mia attenzione tra le new entries è stato il rosato (io che amo la Provenza, terra dei migliori rosati al mondo), il delizioso Querido Rosè, anch’esso biologico e senza solfiti aggiunti che immagino già accompagnerà le mie lunghe serate sul balconcino di casa tra musica e aperitivi estivi.

L’avere delle selezioni di vini biologici e senza solfiti aggiunti fa dei vini di Villa Tavernago un fiore all’occhiello di un territorio tutto da scoprire che sta offrendo delle prospettive enoiche davvero interessanti. La loro collocazione, poi, tra le colline verdi e arieggiate dell’alta Emilia, rende il tutto talmente piacevole che tornarci è il primo pensiero che ti viene in mente appena imbocchi la strada, ahimé, del ritorno.

Vorrei parlare di tutti i vini, indistintamente, ma preferisco consigliarvi un giro in un paradiso biologico come Tenuta Tavernago a un paio d’ore da Milano, accompagnati magari dal famoso amico astemio o dal valoroso che si immolerà all’astenia per la causa. Ne vale davvero la pena.

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